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Tecnologia

Come usiamo l’Ai: 12 mesi bastano a cambiare le nostre abitudini

Come usiamo l’AI oggi? In soli 12 mesi, l’intelligenza artificiale ha rivoluzionato il nostro modo di comunicare, lavorare e relazionarci con la tecnologia.

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come usiamo l’AI

Dai chatbot ai personal assistant, l’intelligenza artificiale è entrata nella vita quotidiana in modo radicale. In un solo anno sono cambiate le aspettative, i bisogni e le abitudini digitali.

Come usiamo l’AI: una rivoluzione in 12 mesi

Negli ultimi dodici mesi, l’uso dell’intelligenza artificiale è passato da novità a quotidianità. La diffusione massiva di strumenti come ChatGPT, Google Gemini, Claude e Copilot ha portato milioni di persone a integrare questi strumenti nella propria vita privata e lavorativa.

Dalla curiosità alla dipendenza produttiva

All’inizio, l’AI veniva usata per curiosità: scrivere testi, ottenere spiegazioni, riassumere concetti. Oggi, è uno strumento produttivo per milioni di utenti. Dalle mail ai report, dagli script ai contratti, l’intelligenza artificiale è diventata una risorsa imprescindibile.

Un nuovo rapporto con la tecnologia

Secondo una ricerca di McKinsey, oltre il 60% delle aziende ha introdotto tool AI nei processi interni. Ma l’impatto più profondo si vede nel quotidiano: gestione del tempo, supporto psicologico, conversazioni personali e intrattenimento sono aree dove l’AI si è radicata fortemente.

Supporto personale, terapeutico e relazionale

Una delle tendenze più interessanti riguarda l’uso dell’AI come compagna virtuale. Sono sempre più diffusi i chatbot affettivi, gli assistenti terapeutici e gli agenti conversazionali su misura. Il confine tra AI e relazione umana si fa più sottile, aprendo interrogativi etici e psicologici.

Come cambia il modo di cercare

Motori di ricerca conversazionali, suggerimenti predittivi, risposte personalizzate: l’intelligenza artificiale sta trasformando anche il modo in cui accediamo all’informazione. L’esperienza non è più passiva, ma costruita intorno all’utente.

Dati, privacy e consapevolezza

L’uso massivo dell’AI solleva interrogativi cruciali sulla privacy e sulla gestione dei dati. Secondo il AI Act europeo, sarà obbligatorio indicare se si interagisce con un’intelligenza artificiale, e garantire meccanismi di controllo trasparente. La consapevolezza degli utenti resta però bassa.

Conclusione

In 12 mesi, come usiamo l’AI è cambiato radicalmente. L’intelligenza artificiale è passata da assistente opzionale a presenza pervasiva. Tra produttività, relazioni e informazione, i prossimi 12 mesi potrebbero essere ancora più rivoluzionari.

Fonti: McKinsey, Euractiv, La Sintesi

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Tecnologia

Luciano Floridi: “Sull’AI l’Europa ha grandi opportunità”

Intervista al direttore del Digital Ethics Center di Yale e presidente della Fondazione Leonardo: tra i timori per gli Stati Uniti di Donald Trump e le sfide dell’intelligenza artificiale: “L’AI Act – spiega – non è un ostacolo ma una grande occasione per vincere la partita in un mondo sempre più frammentato”.

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Intervista al direttore del Digital Ethics Center di Yale e presidente della Fondazione Leonardo: tra i timori per gli Stati Uniti di Donald Trump e le sfide dell’intelligenza artificiale: “L’AI Act – spiega – non è un ostacolo ma una grande occasione per vincere la partita in un mondo sempre più frammentato”.

AI Europa opportunità: l’intervista a Luciano Floridi

Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Center di Yale, affronta in questa intervista il tema dell’intelligenza artificiale e delle sfide normative europee. In particolare, l’AI Act diventa un’occasione cruciale per l’Unione europea di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel futuro della tecnologia.

Un contesto globale frammentato

“Viviamo in un mondo multipolare”, afferma Floridi, “dove l’Europa può giocare la carta della regolamentazione etica”. Secondo il filosofo italiano, l’AI Act non è una barriera all’innovazione, ma un framework che può garantire sviluppo e sicurezza.

AI, Trump e la sfida americana

Floridi si dice preoccupato per un possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca, che potrebbe indebolire le alleanze transatlantiche su temi fondamentali come la governance dell’intelligenza artificiale. L’Europa, proprio per questo, deve rafforzare la propria autonomia tecnologica.

La Fondazione Leonardo e il ruolo dell’Italia

Floridi, anche presidente della Fondazione Leonardo, sottolinea il ruolo dell’Italia nel contesto europeo: “Abbiamo talenti, imprese e idee. Serve una visione chiara per valorizzarli con politiche adeguate”.

L’AI, conclude Floridi, “non deve essere vista solo come una minaccia ma come una straordinaria occasione per disegnare il nostro futuro”.

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Tecnologia

Truffe al telefono: Chiamano in italiano perfetto… e svuotano il conto

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Potrebbe essere l’allarme di un virus critico o di un’indagine fiscale. Ma dall’altra parte della cornetta c’è, con ogni probabilità, una persona addestrata che parla da un call center indiano. Grazie all’intelligenza artificiale, però, lo fa in perfetto italiano. Quanti miliardi di euro vengono estorti ogni anno e come correre ai ripari

Negli ultimi anni, le truffe telefoniche si sono evolute drasticamente. L’uso dell’intelligenza artificiale ha permesso ai truffatori, spesso operativi da call center situati in India, di contattare le vittime parlando un italiano perfetto.

Cos’è una truffa telefonica AI-powered

Una voce convincente, italiana e cordiale, ti avvisa di un rischio imminente: un virus, una frode bancaria, un’indagine fiscale. È una delle tante strategie messe in atto per ottenere l’accesso ai tuoi dati finanziari.

Come riconoscere le chiamate sospette

Parole chiave come “urgente”, “verifica immediata”, e la richiesta di dati bancari o codici OTP sono segnali d’allarme. Spesso i truffatori simulano numeri ufficiali.

Le tecnologie usate nei call center

L’uso di software text-to-speech avanzati e modelli di intelligenza artificiale permette a operatori stranieri di parlare in italiano con inflessioni quasi native. Un deepfake vocale in tutto e per tutto.

Le truffe più frequenti e i dati economici

Le truffe bancarie rappresentano una fetta importante del cybercrimine. Secondo le stime europee, solo nel 2023 sono stati sottratti oltre 2 miliardi di euro ai risparmiatori con tecniche simili.

Come difendersi e cosa fare se si cade vittima

Mai fornire dati sensibili al telefono. Se hai un dubbio, riaggancia e contatta direttamente l’ente che ti avrebbe contattato. In caso di truffa, denunciare subito alla polizia postale e contattare la propria banca.

Le truffe telefoniche in italiano perfetto sono l’ennesima evoluzione del crimine digitale. Solo la consapevolezza e l’educazione digitale possono fare la differenza.

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Tecnologia

Agi, la macchina che pensa: sogno tecnologico o rischio ideologico?

L’Intelligenza Artificiale Generale è il traguardo più ambizioso del settore tech: una macchina capace di pensare come un essere umano. Ma gli esperti frenano gli entusiasmi. I modelli attuali imitano il linguaggio, ma non comprendono. E il rischio è che il mito AGI serva più al marketing che alla scienza

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L’Intelligenza Artificiale Generale è il traguardo più ambizioso del settore tech: una macchina capace di pensare come un essere umano. Ma gli esperti frenano gli entusiasmi. I modelli attuali imitano il linguaggio, ma non comprendono. E il rischio è che il mito AGI serva più al marketing che alla scienza

Cos’è l’Intelligenza Artificiale Generale

L’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) rappresenta l’obiettivo di creare una macchina in grado di pensare, ragionare e apprendere come un essere umano. Non si tratta solo di svolgere compiti specifici, come avviene con l’AI attuale, ma di comprendere e adattarsi a situazioni nuove.

Il confine tra linguaggio e comprensione

Gli attuali modelli linguistici, come GPT, imitano la struttura e la sintassi del linguaggio umano, ma non comprendono realmente il contenuto. Questo ha portato molti esperti a frenare gli entusiasmi riguardo all’AGI: senza comprensione vera, parlare di “intelligenza” è fuorviante.

AGI: scienza o marketing?

Secondo molti osservatori, l’AGI è diventata più un obiettivo di marketing che un vero traguardo scientifico a portata di mano. Le grandi aziende del tech, infatti, sfruttano il mito dell’AGI per attrarre investimenti e attenzione mediatica, mentre la comunità scientifica avanza con più cautela.

Il dibattito è aperto e riguarda tanto la fattibilità tecnica quanto le implicazioni etiche e sociali. Se l’AGI arriverà davvero, dovremo essere pronti non solo a utilizzarla, ma anche a comprenderne i limiti.

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