Guerre
Medioriente, raffica di missili dall’Iran su Israele: almeno 10 morti e 200 feriti

Ancora una notte di guerra tra Israele e Iran, con Teheran che lancia missili su Israele. Sirene a Tel Aviv, un missile è caduto anche a Gerusalemme. Si registrano almeno otto morti e centinaia di feriti. Per Israele, neppure la guida suprema dell’Iran Ali Khamenei è ‘off limits’. Gli ayatollah minacciano l’Occidente: “Pronti 2mila missili”. Musk sfida la censura e riaccende Starlink
”Missili Iran Israele: un nuovo picco di tensione
Missili Iran Israele: la notte tra il 14 e il 15 giugno si è consumata una nuova drammatica escalation tra Teheran e Tel Aviv. La capitale israeliana è stata bersagliata da decine di missili, così come Gerusalemme, dove si registra un alto numero di feriti.
I numeri dell’attacco
Secondo fonti ufficiali israeliane, il bilancio attuale è di almeno 10 morti e oltre 200 feriti. Gli attacchi hanno colpito anche aree civili, provocando panico tra la popolazione. Le sirene hanno risuonato per ore in diverse città.
La risposta di Israele
Il governo israeliano ha dichiarato che “nessuno è off limits”, compresa la guida suprema iraniana Ali Khamenei. Si parla già di raid mirati in risposta all’attacco. Il clima in tutto il Medio Oriente è teso, con una possibile escalation più ampia.
Le minacce dell’Iran
Il regime degli ayatollah ha dichiarato di avere pronti oltre 2mila missili. Si teme un conflitto regionale allargato. L’Occidente osserva con preoccupazione, mentre le diplomazie sono al lavoro per evitare un effetto domino.
Il ruolo di Elon Musk
Nel frattempo, Elon Musk ha riacceso il suo sistema Starlink per aggirare i blackout informativi imposti dal conflitto. La mossa è vista come un atto di sfida contro la censura dei regimi coinvolti.
”Tecnologia
L’Ue testa i suoi nuovi droni militari in Italia: ecco come funzionano
A Montelibretti, nel Centro polifunzionale di Sperimentazione dell’esercito, l’Eda – l’agenzia dell’Unione Europea per la Difesa – ha organizzato una simulazione sul campo, testando droni militari, terresti e aerei, a guida autonoma.
”Droni militari in Italia: i test dell’Ue
A Montelibretti, in provincia di Roma, si è tenuta una simulazione organizzata dall’Eda (European Defence Agency), l’agenzia dell’Unione Europea per la difesa. Il focus dell’evento è stato l’impiego di droni militari in Italia in scenari operativi, con l’obiettivo di valutare l’efficacia di mezzi autonomi sia aerei che terrestri.
Un centro strategico per la sperimentazione
Il Centro Polifunzionale di Sperimentazione dell’Esercito Italiano è stato teatro di una prova sul campo che ha coinvolto diversi Paesi membri dell’Ue. I droni testati erano dotati di sistemi di guida autonoma e capacità di coordinamento in ambienti complessi, come simulazioni urbane o di conflitto.
L’importanza strategica
I droni militari in Italia rappresentano un tassello fondamentale nella strategia dell’autonomia europea nel settore difesa. I responsabili dell’Eda hanno spiegato che le tecnologie testate sono state sviluppate per rafforzare la resilienza dei Paesi membri e per ridurre la dipendenza da fornitori esterni.
Prospettive future
I risultati della sperimentazione saranno ora valutati dagli organi dell’Ue e potrebbero portare a nuove direttive per l’uso dei droni nei teatri operativi. L’Italia, con il suo know-how e le infrastrutture come quella di Montelibretti, è destinata a giocare un ruolo chiave nel futuro della difesa autonoma europea.
”Guerre
Il settore degli aiuti umanitari non se la passa bene
Uno studio pubblicato su The Lancet ci aiuta a capire quali potrebbero essere gli impatti della chiusura dell’agenzia USAID. Con l’83% dei programmi cancellati o sospesi entro il 2030 si potrebbero contare oltre 14 milioni di morti in più. Se queste misure non saranno invertite.
”Settore degli aiuti umanitari: lo studio di The Lancet
Il settore degli aiuti umanitari è in grave difficoltà. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet ha analizzato gli effetti potenziali della chiusura dell’agenzia USAID entro il 2030, stimando impatti devastanti per la salute globale.
83% dei programmi sospesi entro il 2030
Secondo lo studio, l’83% dei programmi finanziati da USAID rischia di essere cancellato o sospeso nei prossimi anni. Questo potrebbe tradursi in oltre 14 milioni di morti in più, in particolare nei Paesi già colpiti da crisi umanitarie e conflitti armati.
Il ruolo dell’USAID
L’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale è stata per decenni una colonna portante degli aiuti umanitari nel mondo. La sua chiusura significherebbe interrompere forniture mediche, supporto nutrizionale, programmi educativi e campagne di vaccinazione.
Prospettive future
Gli autori dello studio mettono in guardia: se queste misure non saranno invertite, l’impatto sulle popolazioni vulnerabili sarà incalcolabile. Serve una risposta internazionale per garantire continuità e supporto.
”Guerre
Stato di negazione, la Serbia 30 anni dopo Srebrenica
Un Paese diviso: tra chi nel giorno designato dall’Onu commemora il genocidio e chi ridimensiona, banalizza e nega, a cominciare dai vertici politici. Ne abbiamo parlato con Branimir Đurović, ricercatore dell’organizzazione Iniziativa della Gioventù per i Diritti Umani: “Il primo e più esplicito negazionista serbo è il presidente Vučić. Il revisionismo storico è diventato sistematico, oggi più che nel passato”.
”Stato di negazione: la Serbia e il ricordo selettivo
Trent’anni dopo il genocidio di Srebrenica, il Stato di negazione sembra ancora profondamente radicato in Serbia. In occasione della giornata ufficiale di commemorazione designata dalle Nazioni Unite, il Paese si mostra spaccato tra chi riconosce la strage e chi continua a banalizzarla o negarla del tutto.
Il negazionismo politico guidato da Vučić
Il presidente Aleksandar Vučić è stato definito da molte organizzazioni umanitarie come “il primo e più esplicito negazionista serbo”. Secondo Branimir Đurović, ricercatore dell’organizzazione Iniziativa della Gioventù per i Diritti Umani, il revisionismo storico in Serbia è più forte oggi che in passato. La politica attuale mira a riscrivere la narrazione collettiva, allontanando la responsabilità e disinnescando la memoria pubblica.
Commemorazioni e reazioni sociali
Nonostante la retorica ufficiale, molti cittadini e organizzazioni non governative commemorano le vittime e promuovono la giustizia storica. Tuttavia, i momenti ufficiali di silenzio e memoria sono spesso accompagnati da manifestazioni negazioniste, che si fanno eco anche sui media nazionali.
Revisionismo e conseguenze internazionali
Il rifiuto di riconoscere la gravità del genocidio rischia di isolare ulteriormente la Serbia a livello internazionale. Mentre l’Unione Europea insiste sulla necessità di giustizia e riconciliazione per l’ingresso di Belgrado nell’Unione, il governo serbo sembra seguire un percorso opposto, alimentando tensioni regionali e sfiducia globale.
Conclusione
Il Stato di negazione non è solo una questione di memoria storica, ma un ostacolo concreto alla pace e alla stabilità nei Balcani. A trent’anni da Srebrenica, la Serbia è ancora chiamata a fare i conti con la verità e la giustizia.
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