Politica
Dazi USA: perché Trump ha fatto marcia indietro?
Anche per una superpotenza come gli Stati Uniti, spingersi troppo oltre in territori economici incerti può comportare costi elevati e rischi imprevisti.

Dazi USA: perché Trump ha fatto marcia indietro?
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Introduzione
Donald Trump ha costruito gran parte della sua politica economica sullo strumento dei dazi doganali, imponendoli a numerosi paesi — soprattutto alla Cina — per ridurre il disavanzo commerciale e proteggere l’industria americana. Eppure, negli ultimi mesi, qualcosa è cambiato: la Casa Bianca ha iniziato a rallentare la sua offensiva protezionista, rivedendo alcune tariffe e concedendo esenzioni a settori chiave. Cosa ha spinto Trump a fare un parziale passo indietro?
La risposta non è semplice, ma si intreccia con dinamiche economiche, elettorali e geopolitiche. E, soprattutto, con una consapevolezza crescente: anche per una superpotenza, avventurarsi in territori economici incerti ha un prezzo.
Effetti economici imprevisti
L’obiettivo dichiarato dei dazi era quello di riequilibrare il commercio estero, penalizzando le importazioni per rilanciare la produzione interna. Tuttavia, i dati economici mostrano che l’impatto non è stato quello sperato. Il costo delle materie prime e dei beni importati è aumentato, con ripercussioni sui prezzi al consumo e sul potere d’acquisto delle famiglie americane.
Settori industriali chiave, come l’automotive e l’agricoltura, hanno subito gravi contraccolpi, spesso causati dalle ritorsioni messe in atto da altri Paesi, Cina in primis. Le aziende americane hanno iniziato a fare pressione sull’amministrazione affinché rivedesse alcune misure, temendo un calo di competitività.
Il peso dei mercati finanziari
Un altro elemento che ha influenzato la retromarcia di Trump è stato il comportamento di Wall Street. Ogni nuova ondata di dazi è stata accolta con forti oscillazioni dei mercati, in particolare nel settore tecnologico e manifatturiero. Le incertezze commerciali hanno alimentato la volatilità e aumentato il cosiddetto indice VIX, noto come “indice della paura”.
Il legame diretto tra politiche commerciali e performance dei mercati ha fatto emergere un problema centrale: la fiducia degli investitori non è infinita. Anche se Trump ha spesso ignorato l’opinione degli analisti, non può permettersi un crollo duraturo in piena campagna elettorale.
Rischi geopolitici e isolamento internazionale
I dazi hanno anche indebolito le relazioni diplomatiche degli USA con alcuni dei suoi storici alleati, come l’Unione Europea, il Canada e il Giappone. La visione di un’America isolata e aggressiva sul piano commerciale ha spinto molti partner a stringere accordi alternativi, bypassando Washington.
Questo ha avuto un effetto boomerang, spingendo Trump a modulare il suo approccio: meno scontri frontali, più trattative bilaterali e concessioni mirate. La recente pausa di 90 giorni su alcuni dazi, soprattutto nel settore tech, è un esempio concreto di questa nuova strategia.
Il ruolo dell’opinione pubblica
Anche l’opinione pubblica ha avuto un impatto sulla scelta del presidente. Se inizialmente i dazi erano visti come una misura “patriottica”, con il tempo l’effetto sull’economia domestica si è fatto sentire. L’aumento dei prezzi, la perdita di posti di lavoro in alcune aree rurali, le difficoltà delle piccole imprese: tutti elementi che hanno intaccato il consenso elettorale in alcuni degli stati chiave.
Con le elezioni alle porte, Trump non può permettersi di perdere consensi tra gli agricoltori, i piccoli imprenditori e i lavoratori del Midwest. Ecco perché ha iniziato ad ammorbidire i toni, parlando di “dazi intelligenti” e non più di “guerra commerciale”.
Strategia o retromarcia?
La domanda è lecita: si tratta di una vera inversione di marcia o solo di una pausa tattica? Gli osservatori sono divisi. Alcuni sostengono che Trump stia solo prendendo tempo per rafforzare la sua posizione in vista di negoziati più duri. Altri ritengono che abbia finalmente riconosciuto i limiti del protezionismo in un’economia globalizzata.
In entrambi i casi, il messaggio è chiaro: anche gli Stati Uniti devono fare i conti con le conseguenze di politiche commerciali aggressive, soprattutto quando queste rischiano di danneggiare la loro stessa economia.
Conclusione
Il rallentamento della strategia dei dazi da parte di Trump non è un segnale di debolezza, ma un inevitabile atto di realismo politico ed economico. In un mondo interconnesso, nemmeno una superpotenza può agire senza tenere conto delle reazioni del mercato, della diplomazia e della società.
Per ora, la Casa Bianca sembra voler costruire un nuovo equilibrio, fatto di selettività e pragmatismo. Ma resta da vedere se questa scelta sarà una parentesi temporanea o l’inizio di un cambiamento strutturale nella politica economica americana.
Politica
Migranti irregolari a Guantanamo? Storia del più controverso carcere degli Usa
Evocare la prigione sull’isola di Cuba come destinazione per i migranti ha un valore politico notevole per Trump…
”Migranti irregolari a Guantanamo? Storia del più controverso carcere degli Usa
La proposta di inviare migranti irregolari a Guantanamo ha fatto discutere. Il carcere, situato sull’isola di Cuba, è simbolo di abusi e zone grigie del diritto internazionale.
Evocarlo in campagna elettorale, come ha fatto Donald Trump, ha un valore politico enorme: riaffermare la linea dura su immigrazione e sicurezza nazionale. L’intento è chiaro: far leva sulla paura e la percezione del caos.
Guantanamo è da anni oggetto di denunce delle ONG e delle Nazioni Unite. Il carcere extragiudiziale, nato dopo l’11 settembre, è diventato un “buco nero legale” per detenuti sospetti di terrorismo, mai formalmente accusati o processati.
Ora l’idea di riutilizzarlo per gestire il flusso migratorio irregolare accende una polemica internazionale. I giuristi parlano di violazione dei diritti fondamentali, mentre i sostenitori della proposta la ritengono “necessaria in tempi eccezionali”.
Resta il dubbio su quanto sia realizzabile. Ma il semplice annuncio ha già prodotto l’effetto sperato: riportare Guantanamo al centro del dibattito pubblico.
”Politica
Trump chiude le frontiere e assedia Los Angeles
Proseguono le tensioni a Los Angeles che per la seconda notte ha visto ampie zone coinvolte nel coprifuoco…
”Trump chiude le frontiere e assedia Los Angeles
Dopo settimane di annunci e polemiche, Donald Trump chiude le frontiere e attua misure drastiche nelle grandi metropoli americane. A Los Angeles è scattato un coprifuoco prolungato, con ampie zone della città militarizzate.
Secondo quanto riferito dalla Casa Bianca, dal 6 giugno sono stati arrestati “quasi 400 migranti illegali” durante manifestazioni pacifiche e raduni. La sindaca Karen Bass ha accusato l’amministrazione Trump: “Il presidente ci sta usando come un esperimento politico”.
L’obiettivo dichiarato è rafforzare la sicurezza nazionale, ma i gruppi per i diritti civili denunciano violazioni sistematiche. Le immagini notturne dei blindati nelle strade hanno sollevato proteste anche fuori dai confini USA.
Il provvedimento si inserisce in una più ampia campagna protezionista e di law and order, con la quale Trump punta a consolidare il suo consenso alla vigilia delle elezioni.
Il futuro delle relazioni tra amministrazioni locali e governo federale appare sempre più incerto, con il rischio di un scontro istituzionale destinato a intensificarsi.
”Politica
Referendum 2025, quorum non raggiunto. Da Tajani a Schlein, le reazioni politiche
L’affluenza per i 5 quesiti referendari sul lavoro e la cittadinanza è stata molto distante dal raggiungimento del quorum: si è infatti recato alle urne solo il 30,6% degli aventi diritto. E sono arrivati numerosi commenti all’esito da parte delle forze politiche.
“Referendum 2025, quorum non raggiunto
Il referendum 2025 non ha raggiunto il quorum necessario per essere valido. Con un’affluenza del 30,6%, ben al di sotto del 50% più uno richiesto, i cinque quesiti referendari sul lavoro e la cittadinanza non avranno effetti legislativi immediati.
Le reazioni politiche
Le forze politiche hanno reagito in modo variegato. Il vicepremier Antonio Tajani ha dichiarato: “L’esito dimostra la distanza tra i cittadini e le battaglie ideologiche”. Elly Schlein, segretaria del PD, ha invece sottolineato: “Il tema resta cruciale. Il Parlamento deve intervenire”.
Un risultato prevedibile?
Molti osservatori politici avevano previsto un’affluenza bassa. Il tema della cittadinanza, in particolare, è rimasto ai margini del dibattito pubblico. Inoltre, la scelta di collocare il voto nel mese di giugno ha contribuito alla scarsa partecipazione.
Implicazioni future
L’esito del referendum apre interrogativi sul futuro degli strumenti di democrazia diretta in Italia. Il mancato raggiungimento del quorum alimenta il dibattito sull’opportunità di riformare le soglie di validità dei referendum.
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